Acabnews Bologna

Cua: “10, 100, 1000 Photinia sbocceranno”

Il collettivo dopo la rimozione dell’albero da piazza Verdi: “Il simbolo della possibilità di un nuovo corso è stato cancellato da istituzioni bollite e incapaci da anni di dare risposte”.

02 Settembre 2013 - 15:05

Il I settembre del 1939 la Wermacht invadeva la Polonia con quello che doveva essere un intervento mirato e fulmineo, volto a cancellare con un colpo di spugna le libertà altrui: la blitzkrieg nasceva per distruggere il dialogo, la tolleranza, il meticciato. Da quel tentativo ottuso e liberticida originò una guerra di sei anni, il cui esito è consegnato ai libri di storia…

Ma la Wermacht di Bologna ha le scarpe di cartone e un equipaggiamento che le consente al massimo di ricattare qualche immigrato e di baloccarsi tra pile di carte per scovare assurde ordinanze. Guidata dai suoi generali Custer e Cadorna non sa cosa sia la guerra coi carriarmati di Guderian capaci di avanzare per decine di chilometri al giorno o la guerra sottomarina di Donitz, coi suoi equipaggi osannati dalla popolazione e costituiti integralmente da volontari.

Non paghi di essere stati cacciati dagli studenti il 27 maggio mentre tentavano di impedire un’assemblea pubblica in Piazza Verdi non si sforzano di cogliere i sentimenti di un territorio che prova tramite un’attivazione politica diretta a mettere insieme il diverso e decidere autonomamente sui propri spazi e continuano a perseverare nell’errore di voler mettere il bavaglio a chi vive e frequenta l’università.

Photinia il I settembre è stata rimossa con tutta la sua aiuola durante un’operazione chirurgica di blitzkrieg, alla zitta. L’albero della libertà e della solidarietà piantato da migliaia di persone il 4 giugno in conclusione di un corteo e che per tutta l’estate era stato curato e annaffiato da studenti e abitanti del quartiere in quanto simbolo della possibilità di un nuovo corso è stato cancellato.

Ancora una volta le istituzioni fanno finta di non considerare quello che sono state le barricate e la difesa della libertà d’espressione del maggio scorso, sono bollite e incapaci da anni di dare risposte in questo contesto, fanno finta di non vedere e la repressione acuirà solamente i contrasti portando a nuove, inevitabili e confuse ritirate…

Poco male! E’ proprio nella zona grigia tra università e metropoli, tra servizi e luoghi di lavoro abbandonati dallo stato e dalla politica dei partiti in favore del profitto che noi vediamo la possibilità di prendere in mano direttamente la nostra vita, di parlare alla società e al territorio.

L’unica strada percorribile per noi è quella che indicavamo qualche tempo fa, quella della costruzione nella materialità del presente di una zona universitaria libera, meticcia e solidale. Per questo le nostre iniziative riprenderanno al più presto come avevamo già spiegato nel corso dell’estate durante la chiusura dell’università.

Chiediamo anche la liberazione immediata di Photinia che al momento risulta detenuta in una località imprecisata senza poter parlare con gli avvocati. Chiediamo il rispetto della convenzione di Ginevra o quantomeno di conoscere i termini del riscatto. In caso di risposte evasive o del perseverare del silenzio intorno alle sorti della coraggiosa pianta prenderemo nuovamente la zappa in mano: come a Gezi Park 10, 100, 1000 Photinia sbocceranno, non preoccupatevi.

Ci teniamo anche a precisare che Photinia non aveva mai attaccato nessuno con armi chimiche.

C.ollettivo U.niversitario A.utonomo