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Covid, familiari e operatori sotto la Regione: “Verità sulle Cra e Rsa”

Usb e comitati portano in viale Aldo Moro i nomi, le foto e le storie delle vittime del contagio: “Quanto è accaduto non è determinato dal caso, ci sono delle responsabilità amministrative e politiche”. Sgb, intanto, boccia il Comune sulla riapertura di nidi e scuole dell’infanzia: alle/i lavoratrici/ori indicazioni “confuse e scorrette”.

09 Giugno 2020 - 16:37

Presidio davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna, oggi, da parte di una delegazione dei comitati dei familiari dei pazienti contagiati e deceduti per Covid-19 e degli operatori impiegati nelle strutture socio-sanitarie. “I tanti decessi e contagi all’interno delle Rsa e delle Cra sono avvenuti nel silenzio assordante delle istituzioni e ad oltre tre mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria continuano ad essere sottaciuti e minimizzati anche dall’amministrazione regionale che avrebbe dovuto garantire e verificare il rispetto di tutte le misure necessarie ad evitare la diffusione del contagio nelle strutture tutelando la salute dei pazienti e dei lavoratori. Nonostante continuino a raccontarci che è andato tutto bene e che il ‘sistema ha retto’, i dati e le storie dei lavoratori e degli anziani deceduti raccontano una realtà ben diversa che non può e non deve essere nascosta”, dicono Usb Emilia-Romagna, Comitato familiari delle vittime delle Cra/Rsa di Modena e Provincia, Familiari dei pazienti di Asp Città di Bologna, Familiari dei pazienti Istituto Sant’Anna Bologna e Familiari dei pazienti di Parma. “Quanto è accaduto- prosegue il comunicato- non è determinato dal caso, ci sono delle responsabilità amministrative e politiche ed è per questo che chiediamo all’amministrazione regionale un confronto affinchè venga fatta immediatamente chiarezza su quanto è accaduto, che venga dato ascolto alle segnalazioni dei familiari e dei lavoratori che si sono scontrati in questi mesi con una gestione approssimativa dell’emergenza sanitaria. Il modello socio-sanitario della nostra Regione ha mostrato in questi mesi l’incapacità di garantire il diritto alla salute e ad un’assistenza sanitaria adeguata. Il taglio delle risorse, i meccanismi di accreditamento e la conseguente privatizzazione di tali servizi ha creato un sistema inadatto a  prevenire e a tutelare al massimo gli ospiti delle strutture e i lavoratori. La mancanza di personale, il basso rapporto tra pazienti e operatori, la mercantilizzazione dei servizi alla persona sono stati gli elementi che hanno reso debole  un sistema di cura inadatto a tutelare le persone. Tale sistema di cura dell’anziano va ripensato e riorganizzato mettendo al centro le esigenze dei pazienti e dei lavoratori”.

Tra i manifestanti c’era chi reggeva cartelli con nomi e cognomi delle vittime, chi le foto dei familiari scomparsi. “Il 24 aprile mi è stato detto che mia mamma stava bene, il giorno dopo un infermiere mi ha chiamato perchè aveva qualche linea di febbre. Arrivata in ospedale, mi è stato detto che mia mamma arrivava con una grave crisi respiratoria in atto, e facendole una Tac hanno riscontrato tre-quattro focolai”, ha raccontato Giovanna, figlia di Maria Rosaria, morta di Covid a 68 anni: “Com’è possibile che sta bene il giorno prima e non vi accorgete che ha tre quattro focolai in atto? Il quadro globale che ne viene fuori sembra quello di persone messe in una camera e mai visitate, perchè è impossibile che una persona con tre-quattro focolai non abbia mai tossito o avuto problemi respiratori. Io chiedo che venga fatta luce su questa vicenda perchè morire a 68 anni in questo modo, no. A prescindere che sia mia madre. Io mia mamma l’ho vista l’ultima volta il 23 febbraio e poi l’ho rivista in una cassa. Io voglio sapere perchè mia mamma si è contagiata il 27 aprile, nella fase finale dell’epidemia. Gli untori sono stati loro, e noi vogliamo delle risposte”. Durante il presidio è arrivato anche l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, che ha promesso di istituire un tavolo regionale e garantito “massima disponibilità a guardare Cra per Cra e caso per caso”. Il presidio di oggi “ha permesso di rompere il silenzio costruito intorno a questi fatti drammatici, costringendo la Regione a calendarizzare un incontro con la delegazione presente su quanto avvenuto in questi mesi e ad aprire un confronto sul modello socio-sanitario, in particolare sul sistema degli accreditamenti”, scrivono Usb e comitati in un comunicato diffuso dopo l’iniziativa.

Sgb, invece, interviene così sulla riapertura dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali di Bologna: è stato “toccato il fondo. Dopo aver ascoltato in diversi incontri istituzionali dichiarare la ‘ferma’ volontà dei rappresentanti della Giunta e della dirigenza dell’a.c. di coinvolgere le lavoratrici ed i lavoratori sulle modalità di rientro in servizio per svolgere diverse attività tra le quali il saluto ai bambini dell’ultimo anno, ci accorgiamo che ancora una volta erano ‘belle parole’ ma solo di circostanza ma sempre le solite menzogne. Infatti questa mattina (ieri, ndr) abbiamo ricevuto i documenti riguardo il ‘progetto attività e protocollo conclusione anno scolastico – servizi 0/6’ con cui si stabiliscono le date e le mansioni da svolgere già dal prossimo mercoledì, cioè domani, “e come si legge nel documento, si rientra in servizio senza i Dpi necessari per tutelare la salute dei lavoratori. In queste prime giornate i collaboratori dovranno essere presenti per il ritiro di mascherine, guanti monouso, rifornimento di materiale di pulizia. L’assessora alla scuola e la direttrice della Ies avevano annunciato a breve anche un confronto con i sindacati, non ancora avvenuto. Per questo abbiamo chiesto un incontro urgente prima della realizzazione del progetto. Le lavoratrici e i lavoratori che dovranno realizzare il progetto vengono a conoscenza di notizie importanti che riguardano l’organizzazione del proprio lavoro non direttamente ma tramite i social e questo sta creando confusione grazie ad informazioni frammentarie ed a volte errate. Il colpo di coda della disorganizzazione Ies sta mostrando come al solito ‘brutti fatti’. Sgb dice basta a queste modalità confuse e scorrette sia nelle relazioni sindacali che nei rapporti istituzionali. Non sono queste la scuola e i nidi pubblici che può piacere agli utenti ed ai lavoratori”.