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Consultoria sgomberata, “ma il percorso continua”

Le attiviste: in via Menarini “quattro giorni di favolosa autogestione, durante i quali abbiamo sperimentato la rottura dell’ordine eterosessuale obbligatorio e la sovversione delle gerarchie di genere”.

09 Marzo 2017 - 20:14

“Dopo quattro giorni di favolosa autogestione, la Consultoria TransFemminista Queer è stata sgomberata dalle forze dell’ordine e i locali di via Menarini sono stati riconsegnati alla polvere. Ma il percorso continua”. E’ la promessa della Consultoria dopo l’intervento delle forze dell’ordine, stamattina, in via Menarini. Dal comunicato: “La Consultoria TransFemminista Queer ha materializzato negli ultimi quattro giorni la necessità collettiva di spazi di confronto, di elaborazione di pratiche per la liberazione delle donne, frocie, trans*, lesbiche e queer. L’autoinchiesta sulla salute come benessere sociale, piacere, consenso e desiderio aveva trovato una casa favolosa in via Menarini 1 Punto G. A partire dai bisogni materiali emersi dalle tante soggettività presenti nell’assemblea del 28 febbraio al Consultorio di Sant’Isaia, attraversando le strade del 4 marzo in difesa di Xm24 e dell’autogestione, abbiamo occupato uno spazio per lo Sciopero dai Generi permanente. Abbiamo trasformato un luogo abbandonato da anni in una Consultoria attraversata da centinaia di persone e accolta con calore anche dal quartiere e dai condomini. Come parte di Non Una di Meno, abbiamo contribuito negli ultimi mesi alla costruzione dello sciopero globale contro la violenza maschile sulle donne, contro la violenza di genere e dei generi, e ai due incontri nazionali di Roma e Bologna, in cui insieme a migliaia di altre realtà e singole stiamo scrivendo il Piano femminista contro la violenza maschile. L’occupazione e l’autogestione sono la nostra forma di sciopero: in questi quattro giorni non abbiamo rispettato le scadenze, non abbiamo mandato curricula, abbiamo rubato tempo ed energia ai nostri lavori precari, abbiamo sperimentato la rottura della quotidianità regolata dai tempi del lavoro e del consumo; attraverso le forme assembleari orizzontali, la caratterizzazione della safety di uno spazio costruito a misura dei nostri desideri, la condivisione di saperi pratici, di esperienze ‘a partire da sé’, abbiamo organizzato in autonomia la lotta contro la violenza di genere e del genere e la resistenza collettiva al maschile egemonico. Per quattro giorni almeno abbiamo sperimentato la rottura dell’ordine eterosessuale obbligatorio e la sovversione delle gerarchie di genere”.

“Lo sciopero per noi quindi non è stato solamente una sottrazione ma la creazione di nuove infrastrutture per sostenere le nostre forme di vita e di lotta non solo per un giorno. Nella Consultoria abbiamo cospirato per creare strumenti collettivi come l’autoinchiesta che abbiamo portato in piazza la mattina de LottoMarzo (che ha coinvolto un centinaio di persone di tutte le età e fatto emergere un desiderio fortissimo di riappropriarsi del discorso sulla salute, sul piacere, sul corpo) e abbiamo messo a disposizione di tuttu uno spazio di organizzazione per il partecipatissimo corteo serale animato da piu di 15.000 donne, lesbiche, froce e trans. In altre città in occasione dello sciopero sono state organizzate assemblee nei consultori pubblici, e a Napoli la Laboratoria Transfemminista Transpecie Terrona ha occupato uno spazio nel centro della città. Lo sgombero della Consultoria, avvenuto all’alba proprio il giorno dopo l’8 marzo, mentre avevamo ancora addosso il nero e il fucsia del corteo, mostra in maniera lampante che le retoriche di inclusività, pari opportunità e contrasto alla violenza contro le donne e alle discriminazioni messa in campo dalle istituzioni di questa città è totalmente vuota e strumentale. Uno sgombero gestito come una pratica burocratica da una giunta che ha la faccia tosta di definirsi femminista e la cui assessora alle pari opportunità ha aderito allo sciopero, per poi non proferire parola e non assumersene alcuna responsabilità politica. Di fatto quella che non viene tollerata è l’autogestione che le femministe e le transfemministe e le froce possono praticare. Ma l’autogestione transfemminista queer e lo sciopero dai generi non finiscono con uno sgombero. La condivisione di uno spazio ci ha permesso in soli quattro giorni di trasformare quelli che sembravano bisogni ed esigenze individuali in una programmazione collettiva che si metterà a punto a partire da stasera con una assemblea pubblica al centro delle donne di via del Piombo alle ore 21 alla quale siete tutt* invitat*”.