Acabnews Bologna

Con le donne, con le/i migranti, contro il Governo: in piazza!

Da numerose realtà cittadine appelli a mobilitarsi, partecipando alle assemblee previste in città e alle manifestazioni organizzate a Bologna e a Roma [info bus] tra domani e il 24 novembre.

09 Novembre 2018 - 15:00

Domani, 10 novembre. E poi il 24. Due date, tra Bologna e Roma, segnate in rosso sul calendario di diverse realtà autorganizzate bolognesi, impegnate nelle mobilitazioni per i diritti e l’autodeterminazione delle donne e dei migranti, contro il Ddl Pillon e contro il Dl Salvini. Domani, per cominciare, Non Una di Meno Bologna scenderà in piazza con la Casa delle donne per non subire violenza per “respingere totalmente” il Disegno di Legge Pillon: alle 15 presidio in piazza Re Enzo, alle 17,30 manifestazione verso via Indipendenza. Scrive Non Una Di Meno: “L’iniziativa è parte dello stato di agitazione permanente verso la manifestazione nazionale del 24 novembre e lo sciopero femminista del prossimo 8 marzo, un percorso lanciato nel corso di una grandissima assemblea nazionale tenuta a Bologna lo scorso 6 e 7 ottobre, alla quale hanno preso parte oltre 600 persone provenienti da ogni parte d’Italia. Il Ddl Pillon ha come obiettivo quello di svuotare l’istituto del divorzio. Qualora fosse approvato, la scelta di divorziare sarebbe più difficile e costosa a causa dell’obbligo di ricorrere a un mediatore familiare a pagamento e dell’abolizione dell’assegno di mantenimento. In questo modo, il disegno di legge fa leva sulla dipendenza economica delle donne, determinata dalla disparità salariale e dalla divisione sessuale del lavoro, per imporre un modello di società fondato sul contratto matrimoniale, sulla famiglia e sulle gerarchie sessuali. Secondo questa proposta, una donna che denuncia il marito per violenza domestica può essere sospettata di manipolare i figli contro il padre e privata della responsabilità genitoriale. Inoltre, bambine e bambine sarebbero costretti a frequentare il padre violento finché la violenza non sia stata ‘comprovata’ in tribunale. In questo modo, il disegno di legge Pillon legittima la violenza come pratica ordinaria di garanzia dell”equilibrio familiare’. Quello proposto da Pillon é un altro tassello che si incastra nella brutale alleanza tra patriarcato, razzismo e neoliberalismo che governa questa società e vorrebbe mettere a tacere chi ogni giorno lotta contro violenza e sfruttamento. Esso è in perfetta continuità con le politiche del governo grillo-leghista: da una parte il ‘reddito di cittadinanza’, pensato come strumento per obbligare al lavoro gratuito, abbassare i salari e irrigidire le gerarchie razziste della società; dall’altra il Dl Salvini, per il quale gli stupri subiti dalle donne migranti durante il viaggio non sono più considerati ragione per concedere un permesso di soggiorno e quindi legittima la violenza come strumento per gestire i confini”.

Questo, invece, si legge nell’appello diffuso da Coordinamento Migranti Bologna, Asahi Modena, Associazione dei lavoratori marocchini in Italia, Associazione Senegalese Cheikh Anta Diop, Eritrea Democratica, Diaspora Ivoriana dell’Emilia Romagna: “Siamo migranti, uomini e donne, e oggi prendiamo parola per dire basta alla violenza maschile. Alcuni di noi sono in Italia da decenni, altri da pochi mesi. Alcuni di noi lavorano, sempre in condizioni precarie e costretti ad aspettare per mesi il rinnovo del permesso di soggiorno. Altri quel permesso lo hanno perduto perché hanno perso il lavoro, altri non sanno se mai l’otterranno, perché dipende dalla decisione di una commissione che dovrà stabilire se la guerra, la violenza o la povertà che ci siamo lasciati alle spalle, e che ci inseguono qui, sono casi abbastanza ‘speciali’ per farci avere i documenti. Noi condanniamo la violenza contro le donne con tutte le nostre forze: quella compiuta nelle case da mariti e padri di ogni nazionalità, che quasi mai raggiunge le prime pagine dei giornali, quella perpetrata sui posti di lavoro, quella che si consuma nelle strade, quella che ha ucciso Desirée a Roma e Pamela a Macerata. Siamo migranti e sappiamo bene che cosa significa la violenza. Alcuni di noi hanno attraversato il deserto e passato mesi o anni in un lager in Libia. Come donne abbiamo incontrato stupri e violenze nel nostro cammino, come uomini abbiamo visto le compagne con cui abbiamo condiviso il viaggio, conosciute o sconosciute, di ogni età, violentate dai trafficanti e dalla polizia di frontiera. Chi cercava di opporsi a questa violenza, donna o uomo, veniva colpito duramente, torturato, umiliato, mutilato, ucciso. La violenza sessuale è un gesto brutale che colpisce le donne in modo specifico, mentre manda un messaggio a tutte e tutti: non avete possibilità di scelta. Dovete stare zitti e accettare qualsiasi cosa. Non provate nemmeno ad alzare la testa”. Sempre dall’appello: “Il ministro della paura Salvini ha usato lo stupro e la morte di Desirée per incitare all’odio contro i migranti, ma non gli interessa che le donne migranti possano essere stuprate nel corso del loro viaggio o in un centro di accoglienza. Con il Decreto sicurezza che porta la sua firma lo stupro nei paesi di provenienza e in quelli di transito non rientra nei ‘casi speciali’ che permettono di avere un permesso di soggiorno. Con il blocco dei porti lascia le donne migranti – e anche gli uomini – nelle mani di chi le stupra, le tortura e le schiavizza. Nello stesso modo, la proposta di legge del senatore leghista Pillon non sostiene le donne che si separano perché non accettano più di subire la violenza domestica, ma le obbliga a incontrare il marito violento per gestire l’affido dei figli, così come obbliga bambine e bambini a frequentare il padre violento finché un tribunale non accerta la sua colpevolezza. Questo governo non combatte la violenza contro le donne, ma al contrario la alimenta. A questo governo non interessa la libertà delle donne. E il suo odio verso i migranti serve per nascondere la vera natura di questa violenza, che è violenza maschile: qualunque sia il colore della sua pelle, uno stupratore è un maschio violento. I razzisti vorrebbero che su questa verità calasse il silenzio, ma le loro urla non ci metteranno a tacere. Per questo il 10 e il 24 novembre saremo in piazza con le donne contro la proposta di legge Pillon e contro il Decreto Salvini. Noi ci schieriamo con chi lotta per la libertà e contro la violenza!”.

Sempre per domani un’altra mobilitazione andrà in scena a Roma con la manifestazione nazionale “Uniti contro il govern o, il razzismo e il decreto Salvini”. I Cobas promuovono la trasferta in pullman (autostazione ore 6,30 o parcheggio della Certosa ore 6,45): per prenotare 051241336 e 3472843345. Sottolineano i Cobas, riprendendo i contenuti della piattaforma nazionale: “È il momento di reagire, mobilitarsi e unirsi contro gli attacchi del governo, a cui Minniti ha aperto la strada, contro l’escalation razzista e il decreto Salvini che attacca la libertà di tutte e tutti. Uniti/e e solidali contro il governo, il razzismo e il decreto Salvini. Per il ritiro immediato del Decreto immigrazione e sicurezza varato dal governo. No al disegno di legge Pillon. Accoglienza e regolarizzazione per tutti e tutte. Solidarietà e libertà per Mimmo Lucano! Giù le mani da Riace e dalle Ong. Contro l’esclusione sociale. No ai respingimenti, alle espulsioni, agli sgomberi. Contro il razzismo dilagante, la minaccia fascista, la violenza sulle donne, l’omofobia e ogni tipo di discriminazione”.

Anche l’Adl Cobas organizza i pulman per la manifestazione di domani a Roma; per informazioni e prenotazioni: 3403960223. L’Adl intanto ha preso parola anche oggi, con una conferenza stampa davanti al Comune insieme alle lavoratrici e ai lavoratori dell’accoglienza, in cui è stata illustrata una lettera aperta indirizzata all’amministrazione per chiedere di essere coinvolti nella elaborazione delle misure di contrasto al Dl Salvini. “Il decreto sicurezza andrà ad intraccare anche il lavoro degli operatori dell’accoglienza, che ha avuto un boom negli ultimi due anni e che quindi comprende moltissimi lavoratori”, afferma l’Adl. “Con la riduzione degli appalti il decreto andrà a tagliare posti di lavoro che ci sono. Il Comune ci dica, magari anche insieme alle cooperative, questo taglio che si andrà ad affrontare. Non e’ una cosa da poco avere centinaia di persone senza lavoro da un momento all’altro”. Aggiunge un operatore impiegato nei Cas: “Chiediamo che le istituzioni preposte, in particolare l’amministrazione comunale, prendano parola e ci dicano come intendono non applicare il decreto Salvini alla luce dell’ordine del giorno approvato la settimana scorsa. Già in parecchi uffici pubblici vengono segnalati problemi nell’erogazione delle residenze e nel rinnovo delle iscrizioni anagrafiche. Il Comune covochi un tavolo con la presenza anche di noi operatori”. L’ordine del giorno a cui si fa riferimento è stato approvato dal Consiglio comunale (con i voti di Pd, Città comune, Coalizione civica e gruppo misto) per impegnare il sindaco “a chiedere al ministro dell’Interno ed al Governo di sospendere, in via transitoria fino a conclusione dell’iter parlamentare, gli effetti dell’applicazione del decreto legge 113 del 2018 e ad aprire un confronto con la Citta’ metropolitana e il Comune e in generale le città italiane”. Successivamente, dopo l’approvazione del decreto in Senato, il sindaco Virginio Merola ha dichiarato: “Se il testo non cambia chiamerò a raccolta Comuni, associazioni e volontariato”. Merola si è anche detto “contrario” all’apertura a Bologna di uno dei grandi centri per migranti previsti dal decreto.

Su queste tematiche si concentra anche l’appello per la costituzione dell’Assemblea Cittadina Continua Antirazzista (A.C.C.A.), che avverrà con un incontro pubblico al centro interculturale Zonarelli il 14 novembre alle 18,30. L’obiettivo è “la connessione fra realtà già costituite, libere individualità, gruppi, associazioni e assemblee antirazziste che, assieme, possano ampliare lo spazio di riflessione, confronto ed informazione, nel tentativo di raggiungere e coinvolgere tutti indistintamente tra italiani e stranieri presenti sul nostro territorio. L’A.C.C.A. vuole proporsi come uno spazio di confronto dove iniziare a ricostruire il tessuto sociale, ricompattare e organizzare le comunità disgregate dalla paura che si va diffondendo. Vuole costituire uno spazio di dialogo dove le voci di quanti si oppongono al tentativo di creare marginalità e impoverimento attraverso la retorica dell’insicurezza trovino unità in una lotta comune. In tale spazio intendiamo aprire una seria riflessione che non ignori le criticità del precedente sistema di accoglienza, specialmente nelle sue forme emergenziali e disciplinari. Né tantomeno l’operato del precedente governo che, dalle modifiche restrittive alla procedura di richiesta d’asilo agli accordi con la Libia attuati da Minniti, ha inaugurato la logica che ha portato alla deriva di quello attuale. Crediamo, infatti, che sia necessario ripartire da un ripensamento profondo che investa ogni forma di discriminazione e di diseguaglianza prodotta e perpetuata all’interno della nostra società, per tentare di diffondere un antirazzismo senza retorica e ipocrisia; un antirazzismo che invece possa divenire la base per reclamare un’uguaglianza sostanziale e costruire insieme nuove forme di comunità, nuove pratiche di cittadinanza e di lotta. Intendiamo quindi promuovere azioni di informazione, formazione e mobilitazione attraverso: monitoraggio e pubblica denuncia di forme di discriminazione a tutti i livelli, private o istituzionali che siano diffusione di dati che contrastino falsa informazione e statistiche manipolate una campagna comunicativa strutturata/incisiva che vada a smontare punto per punto la logica adoperata dalle forze di governo; riunione periodica e organizzazione di tutte le realtà e le soggettività solidali, verso la costruzione di iniziative coinvolgimento nei quartieri, nelle scuole, nelle periferie… di singoli o altre realtà disponibili al confronto, insieme alle quali scardinare sentimenti di diffidenza”.

E’ in programma per stasera, infine, la “Notte rossa dell’Antirazzismo” (dalle 20 in via Zamboni 38) promossa dal Cua, che prevede anche un’assemblea dal titolo “Decreto Salvini: quale opposizione possibile? Discutiamone insieme!”. Questo il testo di convocazione: “Nelle prime settimane di novembre il decreto Salvini diventerà legge, un decreto che nel suo titolo cita immigrazione e sicurezza, facendo trasparire l’idea che i due fenomeni siano connessi tra loro. Nel testo si parla di abolizione della protezione umanitaria, revoca dello status di rifugiato e più fondi per i rimpatri dei richiedenti asilo; inoltre sono presenti disposizioni per l’introduzione di taser e l’estensione del daspo urbano. Il ministro Salvini e il governo gialloverde hanno un’idea di Paese xenofobo, razzista e armato. In un clima simile, con una crescita esponenziale di provvedimenti locali e nazionali che escludono le persone in base alla propria etnia, è necessario agire. La nostra Assemblea Antirazzista punta a sensibilizzare ed agire, a costruire opposizione, ad abbattere violenza e stereotipi per respingere al mittente i numerosi tentativi di trasformare l’Italia in uno stato razzista e autoritario. Come si può agire nel quotidiano non solo per sensibilizzare ma anche per incidere in maniera efficace e cambiare la realtà che ci circonda? Quali pratiche e strumenti per coinvolgere coloro che ancora vivono il presente con passività e disillusione? Quali possibilità di organizzazione per migranti e italiani? Perché non schierarsi significa essere complici?”.