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Centri estivi, il Comune non paga le dade

Sgb: “Atteggiamenti ottocenteschi”. Dura vertenza anche alla struttura socio-riabilitativa per disabili Casa Rodari, dove sono aumentati gli ospiti e diminuiti gli operatori. Usb: “La trasformano in un piccolo manicomio”.

14 Ottobre 2016 - 14:04

Asilo Nido Laura Alpi, San Donato (foto Comune di Bologna)Centododici insegnanti comunali impiegate questa estate in una attività non prevista dal contratto nazionale aspettano da luglio l’incentivo di cinquanta euro che spetta loro. Lo denuncia oggi il Sindacato Generale di Base, che già mesi prima aveva contrastato la decisione di Palazzo D’Accursio di far lavorare le dade nei centri.

“Cgil, Cisl e Uil – scriveSgb – dopo aver condiviso da subito il progetto, firmando l’accordo con l’amministrazione, sono stati costretti poi a ritirare la firma, grazie alla forte opposizione delle insegnanti. Oggi gli stessi hanno promosso una consultazione “farsa” per potere avere la scusa per tornare a firmare quell’accordo e cercare di riconquistare un ruolo nel settore della scuola ormai perso. Una operazione fatta di comune accordo con l’amministrazione che, vorrebbe rinforzare il sindacato loro amico ma, nemico degli interessi dei dipendenti comunali. Non a caso, contemporaneamente a questa farsa, hanno impedito un’assemblea in orario di lavoro a lavoratrici e lavoratori della scuola e dei nidi che vogliono farsi rappresentare da altri sindacati”.

“Basta – ammonisce il sindacato – con le prese in giro nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che si sono già espressi contro il progetto con tutte le forme di mobilitazione, compreso lo sciopero! Basta con il ricatto! In alto la testa! L’amministrazione paghi l’incentivo dovuto alle insegnanti che hanno già lavorato e la faccia finita con questi atteggiamenti ottocenteschi!”

Restando in tema di welfare cittadino, martedì ha scioperato il personale della struttura socio-riabilitativa “Casa Rodari” di via Fossolo, gestita dalll’Ausl in accreditamento della Cooperativa Cadiaia, che ospita venti utenti disabili. La vertenza, di lunga data, nasce dall’applicazione di una deliberazione della giunta regionale del 2009, a causa della quale nel giro di pochi anni sono aumentati gli ospiti e diminuiti gli operatori socio-sanitari-

Scrive l’Unione Sindacale di Base: “È in corso il tentativo di ridefinire il paradigma dell’integrazione degli utenti disabili, trasformando queste strutture da luoghi di riabilitazione e integrazione a nuovi cronicari e piccoli manicomi. Come USB, insieme agli operatori della struttura, denunciamo da anni che l’abbassamento del rapporto numerico tra operatori e utenti mette a rischio la sicurezza e l’incolumità degli stessi nella struttura; l’impossibilità di adeguati interventi educativi, a causa dei bassi rapporti numerici, aumenta il rischio di ricorrere alla sedazione farmacologica; il ritmo frenetico ed il carico di lavoro richiesto dall’organizzazione del lavoro, sulla base della normativa, riduce il ruolo degli operatori a badantato e sorveglianza. Pur essendo prevista, nel decreto regionale, la possibilità di aumentare i livelli di erogazione delle ore per le strutture che richiedono un apporto superiore, l’AUSL di Bologna ha negato ogni possibilità di rivedere il contratto di servizio, scaricando ogni responsabilità sulla cooperativa, che da parte propria nega il problema e censura il grido di allarme dei lavoratori della struttura”.

Secondo Usb “la battaglia di Casa Rodari è una battaglia morale e di civiltà: non è possibile che a pagare la crisi siano le persone disabili; è inaccettabile che i tagli allo stato sociale si riversino su quelli che hanno meno possibilità di difendersi; c’è della brutalità nel negare, come fanno AUSL e CADIAI, che il peggioramento delle condizioni di lavoro nelle strutture penalizzi il tenore di vita degli utenti”.

Dopo lo sciopero, a cui ha aderito la quasi totalità dei lavoratori, il sindacato inviata “a costruire un percorso condiviso con tutti i lavoratori dei centri residenziali e diurni della città e con i familiari degli utenti, affinché si ponga un limite alla barbarie dei tagli sulla pelle e sulle condizioni di vita degli ultimi”.