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Casa e sfratti: strappati altri tre rinvii

Il Comitato inquilini resistenti con Social Log ne ha ottenuti due tra Bolognina e zona Mazzini. A Imola ne ha conquistato un altro lo Sportello Antisfratto, che propone anche cinque punti “per difendere le case popolari”.

13 Aprile 2017 - 16:28

“Altre due vittorie del Comitato inquilini resistenti nei quartieri popolari!”. Le segnala Social Log. Racconta il collettivo: “Come annunciato immediatamente dopo il brutale sfratto di Layla ad inizio settimana, Social Log mantiene le promesse e torna nei quartieri popolari di Bologna al fianco di quanti continuano a subire la tagliola della precarietà abitativa. Oggi (ieri, ndr) eravamo da Carmelo in Bolognina, riuscendo ad ottenere un nuovo rinvio – nell’attesa di concordare un piano di recupero della sua morosità. Mentre ieri (martedì, ndr) il comitato ha difeso dallo sfratto, in zona Mazzini, Hassan, pizzaiolo del quartiere, sua moglie e i loro quattro figli. Da anni residente nell’abitazione e sempre in regola con i pagamenti si è trovato a doversi confrontare con uno sfratto per finita locazione, ma trovatosi nella difficoltà di reperire un nuovo alloggio (è in crescita in città il rifiuto pregiudiziale ed odioso di affittare a cittadini di origine straniera) anziché la mano tesa delle istituzioni si è visto arrivare il pugno dell’ufficiale giudiziario sul portone. Tuttavia, anche in questo caso, la resistenza degli inquilini solidali ha prevalso – garantendogli la permanenza nell’immobile”.

Scrive ancora Social Log: “Registriamo anche in quest’occasione le proposte di sistemazioni ultra-temporanee o fuori città da parte dei servizi sociali, proposte irricevibili per una serie di ragioni. Perché famiglie già in difficoltà vedono a rischio sia le proprie fonti di sostentamento – lavori spesso precari e faticosamente ottenuti e mantenuti in un periodo di crisi come l’attuale – che il misero tenore di vita per le spese aggiuntive degli spostamenti; perché pensare che un centro come Bologna non abbia i mezzi per affrontare l’emergenza abitativa sul suo territorio è ridicolo visti anche i 57 milioni di euro di avanzo nel bilancio 2016, perché non è compito né delle strutture alberghiere né del business dell’accoglienza assolvere ad una questione sociale di cui il Comune ha i mezzi ed il dovere di occuparsi. Solo con i soldi profusi nella militarizzazione degli sfratti o nelle soluzioni di ripiego si potrebbe garantire notevole continuità abitativa a quanti ne necessitino. Per questa amministrazione, è più facile attaccare a parole una destra locale rimasta all’età della pietra che affrontare con i fatti il clima di razzismo strisciante e guerra tra poveri in città; fenomeni che, del resto, le sue stesse politiche non fanno che alimentare. Per questo la battaglia contro gli sfratti dopo i quattro piccchetti di questi tre ultimi giorni prosegue con ancora più determinazione per una moratoria immediata sugli sfratti”.

Un terzo sfratto è stato rinviato invece a Imola. Lo Sportello Antisfratto riferisce: “Ieri, grazie alla mediazione dello Sportello Antisfratto Imola con i servizi sociali e Acer, è stato possibile rinviare lo sfratto di una famiglia da una casa popolare, sfratto che fino all’ultimo sembrava ormai deciso e inevitabile. Questa è la differenza tra chi ogni giorno lotta per la difesa delle case popolari insieme a chi ci vive dentro e a chi ne avrebbe bisogno, e chi, come la Lega Nord, da un lato strumentalizza la situazione dell’emergenza abitativa aizzando italiani contro stranieri, dall’altro proprio ieri si improvvisa difensore delle case popolari riciclando fatti già scoperti ed evidenziati dallo Sportello Antisfratto Imola. Ricordiamo che con il loro voto di astensione (dovuto al solo fatto che volevano misure ancora più rigide di quelle decise dal Pd) anche la Lega Nord si è resa complice della nuova legge regionale che aumenterà gli affitti e causerà sfratti nelle case popolari, a italiani e migranti indifferentemente. L’unico modo per difendere le case popolari è battendosi in prima persona perché a chiunque sia garantito il diritto alla casa, e non tracciando linee di demarcazione tra chi ne ha diritto e chi no, con belle parole sui giornali mentre nella pratica si fa l’esatto opposto”.

Sempre lo Sportello Antisfratto, inoltre, racconta che “nei giorni scorsi si è tenuta al centro sociale Giovannini a Imola una prima partecipata assemblea per discutere delle case popolari, insieme a chi quelle case le abita. La nuova riforma Erp infatti minaccia da luglio aumenti dei canoni di affitto in media del 14% e l’avvio della procedura di decadenza (anticamera dello sfratto) per 27 famiglie che attualmente vivono in casa popolare ma che, dopo la legge voluta dal Pd, ne hanno perso il diritto in seguito all’abbassamento della soglia del reddito di permanenza. Durante l’assemblea è emerso come tale riforma si inserisca perfettamente nel piano con cui Governo e istituzioni locali del Pd stanno limitando e cancellando il diritto alla sanità, all’istruzione, ad un lavoro e ad una casa. Troviamo assurdo aumentare gli affitti nelle case popolari quando già gli affitti attuali portano oltre il 20% degli inquilini in situazioni di morosità. È assurdo anche sfrattare 27 famiglie con la scusa che non ci sono alloggi a sufficienza per soddisfare le domande della graduatoria Erp. Ci sono ancora almeno 100 alloggi sfitti e vuoti da recuperare e il Comune aggrava ulteriormente la situazione svendendo il patrimonio immobiliare pubblico (7 appartamenti venduti negli ultimi mesi, altri 172 inseriti nel piano delle alienazioni per essere messi all’asta). La situazione è ancora più sconcertante vedendo che in via Giovanni X, dopo 4 anni dall’inaugurazione, ci sono ancora circa 30 appartamenti, destinati all’affitto a canone calmierato, vergognosamente vuoti ed inutilizzati. Le case ci sono!”.

Durante l’assemblea sono stati individuati cinque punti, in base ai quali “chiediamo all’amministrazione comunale di: 1) Convertire quella trentina di alloggi vuoti in via Giovanni X in alloggi di edilizia popolare; 2) Interrompere contestualmente la procedura di sfratto per le 27 famiglie; 3) Blocco delle (S)vendite Erp: il patrimonio delle case popolari non va ridotto ma ampliato in questo periodo di emergenza abitativa!; 4) Investimenti diretti per il recupero dello sfitto; 5) Abrogare la riforma regionale dell’Erp: basta sfratti e basta aumenti dei canoni nelle case popolari! Su questi punti continueremo la mobilitazione nei prossimi mesi, invitando tutte le persone che vivono in casa popolare o che ne hanno fatto domanda ad unirsi e a lottare insieme!”.