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Carcere, nomina paradossale: un giudice di sorveglianza come garante dei detenuti

“Dal cappello magico del Consiglio comunale esce un altro nome incompatibile con il ruolo di Garante dei detenuti”. La denuncia di Valerio Guizzardi dell’Associazione Papillon.

24 Ottobre 2011 - 17:21

Nomina del Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna.

Non ce la possono fare. Dal cappello magico del Consiglio comunale esce un altro nome incompatibile con il ruolo di Garante dei detenuti: Elisabetta Laganà, giudice onorario presso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna. Prima un ex Questore, poi un ex Provveditore del Dipartimento amministrazione penitenziaria, ora, seppure onorario, un giudice; per di più proprio del Tribunale di sorveglianza.

Signori politici, è francamente imbarazzante dovervi ricordare in continuazione le regole dello Statuto del Garante alle quali siete obbligati. Siete o no in grado di capire che lo stesso non può essere o essere stato una controparte dei detenuti? Le parole “persona terza” o “super partes” non vi dicono nulla? Oppure la verità è che non avete a cuore la difesa dei diritti e della dignità dei cittadini detenuti ma esclusivamente le logiche spartitorie in ordine al mantenimento degli equilibri politici all’interno del vostro impenetrabile Palazzo?

Siamo sconcertati. Questa nomina è l’immagine plastica della vostra abissale distanza dai problemi reali del territorio e dei suoi abitanti; la vostra autoreferenzialità vi ha persino impedito di chiedere il parere di chi, da sempre e disinteressatamente, dedica la propria passione civile, risorse ed energie ai detenuti: il volontariato carcerario. Tantomeno dei detenuti stessi. Ma anche noi detenuti ed ex detenuti della Papillon, da ora, siamo e saremo distanti da voi. Per quanto ci riguarda Laganà non è il nostro Garante.

 

Per la Papillon, il responsabile Emilia Romagna

Valerio Guizzardi