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CampiAperti: “Sgombero? Ci troverete schierati di fianco all’Xm24”

Lettera al Comune: “Continuare a cercare una soluzione”. Dall’associazione anche una riflessione sulla “sovranità” intesa come visione “antitetica e antagonista” alla sua declinazione “nazionale, identitario, tradizionalista e proprietaria”. Intanto, blitz de Il padrone di merda da NaturaSì: “Ok all’incontro con l’azienda, ma pubblico. Invitiamo tutti”.

31 Maggio 2019 - 14:36

“Sgombero Xm24: noi non ci stiamo!”. Comicia così una lettera aperta indirizzata da CampiAperti “al sindaco, alla Giunta comunale, al Consiglio, al presidente del Quartiere Navile, alla città tutta”. Dopo l’invio da parte dell’amministrazione della terza lettera di sfratto, scrive l’associazione di produttori e consumatori: “In un periodo storico caratterizzato da politiche retrive e violente, nel nostro paese come altrove, CampiAperti non ci sta! Dichiariamo ora, dopo mesi passati a cercare una soluzione per la vertenza Xm24, che se alla fine dovesse concretizzarsi l’idea dello sgombero dello spazio attualmente in uso da parte dei tanti collettivi che animano Xm24, ci troverete schierati, come due anni fa con lo sciopero dei mercati, a fianco del centro sociale. Non è imitando le politiche liberticide della maggioranza governativa nazionale che la questione Xm24 può essere portata a conclusione. Non è chiudendo uno dei pochi spazi di libera espressione e reale autogestione rimasti in città che il nostro territorio si arricchirà. O che ne verranno rimosse le tante contraddizioni sociali ed ambientali. Anzi! Campi Aperti è nata dentro e grazie ad Xm24. Così come altre realtà, dentro quello spazio ci siamo trovati, abbiamo avviato il nostro percorso, ci siamo sperimentati, siamo cresciuti e rafforzati e ora rappresentiamo un punto di riferimento per migliaia di cittadini che nei nostri mercati trovano la possibilità di nutrirsi in modo sano e accessibile, informarsi, cooperare ad un futuro di sostenibilità e solidarietà concreta. Per non parlare dello sviluppo di tante realtà produttive che arricchiscono il territorio provinciale e regionale”.

“Senza Xm24 non ci sarebbe Campi Aperti. E questo lo sosteniamo nonostante i nostri spazi non siano in discussione e il nostro mercato, in virtù della convenzione che ci lega all’amministrazione, non sia a rischio di delocalizzazione. Lo diciamo perché ad Xm ci legano non solo le nostre radici, ma anche tante pratiche e tanti ideali. Siamo stati a fianco di Xm24 due anni fa, quando è arrivata la notifica di sfratto e lo saremo ancora per difendere la libertà di espressione e quel modello di autogestione. Modello che non è comprimibile negli spazi che ora si vorrebbero assegnare al centro sociale. Spazi che sono sempre stati dichiarati inadeguati e insufficienti, in ogni incontro svolto coi rappresentanti delle istituzioni cittadine. Sappiamo che non è semplice, per chi è abituato alle rigide logiche amministrative, rapportarsi con esperienze, schemi e modelli relazionali improntati all’autogestione, ma la nostra vicenda, così come quella di Xm24, testimonia che proprio da modelli anticonvenzionali nascono successi sociali capaci di cogliere le esigenze reali della comunità. Cosa che, purtroppo, non si può sempre dire dei percorsi istituzionali. Chiediamo dunque che il rapporto tra il Comune e Xm24 continui a cercare una soluzione che garantisca la prosecuzione dell’esperienza di questo centro sociale che ha sempre animato la vita del quartiere, spesso offrendo servizi gratuiti che l’amministrazione non era in grado di offrire, sempre garantendo a tutti uno spazio in cui realizzare idee e praticare solidarietà verso persone in difficoltà e magari emarginate dalle dinamiche liberiste e antidemocratiche che tanto drammaticamente stanno caratterizzando questo periodo storico. Noi siamo ovviamente disponibili a collaborare all’individuazione di queste soluzioni. Perché siamo e saremo sempre a fianco di Xm24”.

CampiAperti, intanto, propone anche una riflessione sull’uso della parola “sovranità”, sbandierata dalla Lega e altre formazioni di destra ma utilizzata anche dalla stessa CampiAperti, “associazione per la sovranità alimentare”, da ormai 16 anni dopo che fu scelta “con la volontà di mettersi in relazione con quella rete di mobilitazioni promosse principalmente dai Social Forum e dalla Via Campesina Internazionale”. La “sovranità”, si legge in conclusione di un più articolato contributo pubblicato su Facebook, per CampiAperti “è intesa come diritto naturale delle comunità territoriali, di qualsiasi tipo e di qualsiasi dimensione, di auto-organizzarsi autonomamente per provvedere ai propri bisogni fondamentali, a partire dalla necessità di poter accedere ad un cibo buono, sano, culturalmente adeguato, prodotto nel rispetto della Natura in tutte le sue manifestazioni, in un sistema di relazioni basate sulla giustizia, la solidarietà e la cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nei cicli di produzione/consumo. Questa visione è antitetica e antagonista all’idea di ‘sovranità’ in senso nazionale, identitario, tradizionalista e proprietario. Uno stato-nazione forte, che promuove un’idea di popolo come gregge rinchiuso nel grande recinto nazionale, da custodire e governare, è la principale causa di soffocamento delle esperienze di autodeterminazione popolare di cui ci sentiamo parte”.

Sempre su Facebook, CampiAperti ha rilanciato anche un post pubblicato sulla pagina Il padrone di merda in merito all’annuncio diffuso da NaturaSì per proporre uno stage retribuito 2,80 euro l’ora: “Ecco cosa si nasconde dietro al cibo bio ed equosolidale” messo in vendita nei supermercati della catena, si legge nel post. E su questa vicenda c’è un aggiornamento. Dopo che il presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, ha invitato gli attivisti de Il padrone di merda ad un confronto, due giorni fa le maschere bianche si sono presentate con volantini e megafono in uno dei supermercati. “Siamo andati a comunicare a Brescacin la nostra disponibilità: mercoledì 5 giugno- annuncia Il padrone di merda– ci ripresenteremo ma l’incontro sarà pubblico, chiunque potrá unirsi, nel suo negozio. Non siamo il solito sindacato confederale che si chiude in una stanza per gli accorducci di merda con il padrone. Indosseremo le maschere bianche perché non rappresentiamo nessuno, perché non ci interessano le carriere politiche e sindacali. Siamo i precari e le precarie di questa città che dietro il suo apparente buon governo e l’etica sempre più green nasconde brutale sfruttamento”. Da aziende come NaturaSì “vogliamo alcune semplici cose che ormai in questa città e in questo Paese sembrano anormali: nessuno stage o tirocinio gratuito, formazione per i dipendenti regolarmente assunti e a studenti o giovani normalmente e regolarmente retribuiti per il lavoro che a tutti gli effetti stanno facendo. Niente di meno. Invitiamo tutti a partecipare all’incontro del 5 giugno alle ore 17 presso il negozio Naturasí in Via de’ Toschi 5/E a Bologna. Portate amici, parenti, coinquilini, compagni di scuola o di università”.