Attualità

Caltanissetta / Una giornata di lotta No Muos [foto + video]

Dalla Sicilia report, con foto e video, della manifestazione che ieri a Niscemi ha visto scendere in piazza il movimento che si batte contro l’installazione delle antenne Usa.

10 Agosto 2013 - 19:19

A Niscemi, in provincia di Caltanissetta, prosegue la battaglia contro le antenne del Muos. Il sistema Mobile User Objective System, accolto all’interno della base americana istallata a ridosso della cittadina, ha lo scopo di assicurare le comunicazioni terrestri, aeree e sottomarine alle forze armate americane. Secondo gli studi effettuati dai comitati locali, le onde delle antenne, provocherebbero gravi danni alla salute e al territorio dei siciliani.

> Foto, video e report della giornata di ieri:

http://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157635011982734/show/

Sono scesi dalle antenne i sei attivisti No Muos che, dalla sera dell’otto agosto, erano saliti sulla cima dei ripetitori per protestare contro l’istallazione del sistema americano.

Dopo un lungo pomeriggio in cammino sotto il sole, sui sentieri di terra rossa sahariana, era palpabile l’emozione dei manifestanti che sono finalmente riusciti ad entrare dentro l’area occupata dai militari statunitensi.

Nella giornata del 9 agosto, oltre tremila manifestanti sono arrivati da tutta la Sicilia, e hanno attraversato per quattro chilometri l’area della sughereta che circonda la base Muos.

Ad aprire il corteo, i militanti dalle città dell’isola e le famiglie di niscemesi accompagnate da diversi sindaci della zona. Scout, bambini, e tantissimi giovani hanno camminato silenziosamente per oltre quattro chilometri, stretti sul percorso tortuoso che porta in cima alla valle, oggi di territorio americano.

C’erano le delegazioni dei diversi comitati da tutta la regione. In mezzo alla folla, anche le agguerrite Mamme No Muos. “Abbiamo i nostri figli qui, sono tutti nostri figli”, raccontano Antonella ed Alice con la voce carica di emozione, mentre riabbracciano i ragazzi che scendono dalle antenne sulle quali avevano trascorso la notte. “Il nostro compito da genitori è appoggiarli e non lasciarli soli, perché loro lottano anche per noi”, continua una mamma.

Una giornata colorata e pacifica, che ha visto un rocambolesco intervento delle forze dell’ordine. Quando la testa del corteo è arrivata ai cancelli, e ha provato a forzare l’ingresso nella base, è stata immediatamente caricata dal primo schieramento di polizia.

Impossibile chiudere del tutto l’accesso all’area: poco proporzionato il numero di divise e camionette messe al lavoro, rispetto alla vasta distesa di terra e al numero dei manifestanti presenti.

Sono oltre 1.660.000 i metri quadri di terreni boschivi e agricoli (la superfice cittadina è di 96 km²), che sono stati invasi per la costruzione del sistema Muos.

Aperte le recinzioni, gli attivisti si sono subito riversati all’interno della base. Per la prima volta, dopo mesi di lotta e fatica, il movimento No Muos è riuscito ad accedere alle antenne americane, senza trovare particolare resistenza.

La vista dalla cima è imponente. Il paesaggio è lunare. Dalla vetta della collina, tutto intorno le enormi distese di campagna. All’orizzonte, oltre l’altura, la piana di Gela. Ma li, proprio sotto le antenne, non cresce più nulla. Solo roccia ed erba spontanea dall’odore di timo. Alzando gli occhi al cielo, le imponenti istallazioni di metallo pesante, tanto potenti da permettere le comunicazioni militari degli Stati Uniti nel mondo.

Di gran corsa, gli oltre mille manifestanti che avevano superato gli ingressi, hanno raggiunto gli attivisti che dal giorno prima, erano saliti in cima alle antenne per aiutarli a scendere.

Con rancore, le donne che accompagnano in corteo i più giovani ricordano la storia del paese:“Niscemi è un paese che ha vissuto tanti anni di criminalità, spari per le strade, ma non ha mai visto questo schieramento di forze dell’ordine”. In questo territorio il paradosso è al limite. “Le forze dell’ordine, sono arrivate adesso” continua una signora “Si sono qui, ma schierate contro le persone pacifiche che lottano per la salute e per il proprio territorio”.

A fine giornata, l’entusiasmo è forte, ma la rabbia rimane. Da settimane i siciliani infatti, hanno saputo della nuova presa di posizione dell’assemblea regionale. Con una revoca alla revoca, il presidente della regione Rosario Crocetta, sulla base di uno studio ambientale, ha ritirato i provvedimento di revoca alle autorizzazioni. Detto in altri termini, l’ex sindaco di Gela, prima schieratosi a favore della salute dei cittadini della sua provincia, il 24 luglio scorso, ha firmato un documento e ritirato le istanze con le quali si era impegnato ad impedire la realizzazione del Muos.

Nessuna prospettiva concreta dunque, per i cittadini che difendono il loro territorio, di appellarsi ad un interlocutore istituzionale. Da poche settimane inoltre, la Sicilia ha anche abolito le province. Nell’attesa della creazione dei nuovi fantomatici consorzi, le giunte provinciali sono state commissariate. La provincia di Caltanissetta dunque, non rappresenta più neanche un terreno di interesse politico locale adesso. Ad accompagnare gli abitanti, restano però numerosi sindaci dei comuni limitrofi e le bandiere di alcuni partiti di sinistra.

Alla sera, la via principale del paese è pienissima. È la seconda settimana di agosto e, come ogni anno, si festeggia Maria Santissima del Bosco, la patrona di Niscemi. Sulla balconata del Comune, nella piazza centrale, accanto la chiesa, penzola lo striscione: “Comune occupato – No Muos”.

La battaglia No Muos si svolge in Sicilia meridionale, nella provincia di Caltanissetta. Da questo angolo di terra, se ti affacci oltre la collina puoi vedere il mare. Quello di Gela. All’orizzonte le luci della centrale dell’Eni, il petrolchimico nato sulle spiagge dello sbarco degli alleati. Dal 9 luglio del 1943, gli americani non sono ancora andati via.

Babba Urra