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“BolognaFiere ritiri i licenziamenti”, flash mob alla Festa dell’Unità

Alla kermesse del Pd la prima uscita pubblica dopo l’estate del collettivo Meno123, che negli scorsi giorni ha diffuso un dossier su errori e sprechi degli ultimi dieci anni della società. Ma “non c’è buco strutturale”.

02 Settembre 2016 - 10:40

Protesta lavoratori fiera alla Festa dell'Unità (foto meno123.it)Tornano a farsi sentire i lavoratori della Fiera, riuniti nel collettivo Meno123, che prima dell’estate avevano dato vita a una serrata mobilitazione contro la procedura di mobilità (sospesa a luglio) che ha colpito 123 di loro. Mercoledì sera sono apparsi alla Festa dell’Unità, nella zona dei ristoranti, con un flash mob sullo stile della ‘silent disco’, ovvero ballando con le cuffie nelle orecchie al ritmo di una musica udita solo da loro. Al termine hanno srotolato lo striscione “BolognaFiere, ritirate i licenziamenti”.

La trattativa riprenderà a metà mese, ma i manifestanti intendono sin d’ora mettere in chiaro che vogliono continuare a far sentire il fiato sul collo dei vertici dell’azienda expo. Così si legge oggi sul blog Meno123.it: “Fin dall’inizio di questo percorso, abbiamo cercato di creare le condizioni affinché la nostra mobilitazione potesse avere la più ampia visibilità pubblica; l’azienda del resto rappresenta un valore non solo per i propri dipendenti, ma per l’intera comunità, e quindi siamo spesso andati ad incontrare la Città, le sue rappresentanze politico/economiche, ed anche i suoi simboli. Per questo motivo, dopo un periodo di pausa estiva e in concomitanza con il ritorno delle attività fieristiche, gli Esuberanti hanno deciso di tornare a farsi vedere in giro”.

Ad agosto, intanto, sono stati rete e social network a continuare a dar voce alla protesta, pubblicando testimonianze, analisi, e anche un corposo dossier, scaricabile integralmente in pdf dal blog, “dedicato a struttura, organizzazione, personaggi, errori e sprechi nell’ultimo decennio della storia di BolognaFiere”. Nelle conclusioni, il collettivo nega che si possa parlare di “un buco strutturale nella situazione economico-finanziaria” della  società, sottolinenando come appaia quindi “del tutto infondato il richiamo” agitato dai vertici “a una grave crisi finanziaria” che ne “metterebbe in discussione la sopravvivenza”.