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Bologna: aumentano i senza-casa, chiudono le strutture d’accoglienza

Mentre un numero crescente di persone a causa della crisi da inquilini si trasformano in sfrattati, il Comune chiude l’asilo notturno di via Lombardia e il centro di accoglienza per migranti di via Terracini.

03 Maggio 2010 - 16:48

La crisi picchia sempre più forte. Aumenta il numero dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, a Bologna gli sfratti toccano quota 3.000 e i problemi che dentro i palazzi istituzionali hanno più a cuore sono gli equilibri delle coalizioni di governo (vedi la rivolta sul bilancio di PD imolese e IDV per il dimagrimento a cui Beatrice Draghetti intendeva sottopporre la sua giunta) o la querelle interminabile (ormai patetica) sulla cancellazione  dei graffiti dai muri della città.

L’ultimo bilancio dell’Amministrazione Delbono era stato spacciato come molto attento alle ferite che la crisi avrebbe lasciato sul tessuto sociale bolognese e poi, alla verifica dei fatti, si scopre che è stato approvato un taglio del 20% ai fondi per il “sociale adulti” e gli interventi necessari per sopperire all’aumentato disagio provocato dalla congiuntura economica sono diminuiti. Siamo al mese di maggio e i “contratti di servizio” delle ASP, quelli che elencano gli aiuti e gli interventi che le Aziende Servizi alle Persone devono attuare per conto del Comune, devono ancora essere firmati. Ci sono stati tagli all’accoglienza e la riforma dei servizi sociali introdotta dalla giunta Cofferati, con il trasferimento delle deleghe ai quartieri, senza i referenti politici territoriali, si dimostra sempre di più come un’operazione di mero risparmio, di recisione di interventi nei confronti degli utenti più deboli, accompagnata da una confusione per quanto riguarda i referenti e le responsabilità che sta portando al collasso dell’intera macchina delle politiche sociali comunali.

Quando da convegni e da indirizzi politici escono impegni per “ripensare i servizi sociali come processo di rigenerazione della socialità”, è meglio diffidare, anche perché questa contorta elocubrazione si concretizza quasi sempre in chiusura di servizi, tagli degli operatori, diminuzione drastica degli aiuti per gli utenti in difficoltà.
La lista degli esempi negativi si allunga sempre di più. Di fronte ad un numero di persone che da inquilini si trasformano in senza casa (a causa della mancanza di politiche di edilizia popolare e dei costi inaffrontabili del mercato privato della locazione), il Comune di Bologna ha deciso di chiudere (si parla del mese di maggio) l’asilo notturno di via Lombardia e il centro di accoglienza per migranti di via Terracini.

Siamo stati costretti a subire per cinque anni la filastrocca cofferatiana sulla legalità, emigrato il sindaco scriffo in altri porti si scopre che tutte le strutture di accoglienza per adulti in difficoltà (dormitori, pubblici, asili notturni, residenze collettive) sono illegali per quanto riguarda le norme per la sicurezza, gli impianti e l’igiene. A causa di questa situazione, è previsto nei prossimi mesi uno stillicidio di chiusure di strutture collettive. Quando poi viene deciso, come nel caso del dormitorio “Beltrame” di via Sabatucci, di sospendere il servizio di accoglienza per risistemare l’immobile, la qualità e i tempi di ristrutturazione da parte delle aziende edili che hanno vinto l’appalto non vengono mai rispettati. Nel caso del “Beltrame”, i residenti della struttura avrebbero dovuto rientrare a marzo, ma a una verifica dei lavori, si è riscontrato che il risanamento dell’immobile si era “limitato” ad una imbiancatura delle pareti, mentre i servizi sanitari che erano stati la causa della chiusura erano ancora nelle condizioni precedenti il provvedimento. Se tutto andrà bene, gli “ospiti” ritorneranno nell’ultima settimana di maggio o nelle prime di giugno, ma insieme ai vecchi dimoranti saranno inviati in via Sabatucci anche gli utenti di via Lombardia. Inoltre si parla, con sempre più insistenza, di utilizzare le stanze dei vecchi uffici del Servizo Sociale Adulti (che erano collocati al piano terreno del Beltrame) per il servizio “Drop-in” per i tossicodipendenti di strada. Ci sarebbe un bel mix di variegato disagio sociale concentrato, come passaggio, all’entrata del dormitorio pubblico.

Insomma, una situazione gravissima… In questa città, ormai abulica nei confronti dei problemi della “povera gente”, su questi temi si preferisce il silenzio all’impegno concreto. E la differenza tra “politici” e “commissari prefettizi” non si vede proprio…