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Blitz alla Business school: “Unibo privilegia l’élite”

Il messaggio lasciato da Noi Restiamo, che lancia due giorni di mobilitazione: “Siano garantite università per tutti e ricerca finalizzata all’interesse collettivo”. Intanto, Cua: “Via Zamboni 38 chiude per non farci fare l’assemblea settimanale”.

16 Settembre 2020 - 14:46

“Ieri, 15 settembre, per l’inaugurazione della Bologna Business School, abbiamo voluto lasciare un messaggio: l’Università di Bologna si impegna a tutelare i privilegi di una scuola per ricchi come la BBS, dimenticandosi degli studenti dell’università pubblica”, lo scrive Noi Restiamo, allegando la foto in questa pagina e un’altra di una scritta a spray sopra l’insegna luminosa della scuola. Spiega il collettivo: “La BBS, infatti, ha messo a disposizione 9600 mq nella fiera, ovvero un intero padiglione (15), che totalizzano 25 mq a studente per mantenere le lezioni in presenza – oltre alla struttura che già possiedono. La prontezza e la volontà di mantenere il ruolo di eccellenza con cui si racconta hanno fatto sì che potesse aprire una settimana prima dell’università pubblica e con delle chiare linee guida per la sicurezza della didattica in presenza. Il trattamento opposto è stato invece riservato agli studenti “normali”: nessuna assicurazione di seguire le lezioni, un piano confusionario di ripartenza e le tasse che sono rimaste – sia durante sia dopo la pandemia, nonostante i servizi (biblioteche, lezioni, ecc.) siano scarsissimi e nonostante le lezioni a distanza. Che questa situazione si sia riproposta con la ripartenza post-pandemia non è un caso: la situazione d’emergenza che abbiamo vissuto ha permesso di accelerare i processi che nell’università erano già in corso. L’Unibo vedeva già nella Bologna Business School il suo modello perfetto, utilizzato come vanto e come esempio da imitare sulle relazioni da intrattenere con le grandi aziende. Durante la pandemia, mentre gli studenti venivano lasciati senza biblioteche e con la terza rata da pagare, BBS già vantava il suo servizio di consulenza alle aziende e il piano di ripartenza in sicurezza. Questa profonda differenza nella partenza delle lezioni, tra l’Università pubblica e la Bologna Business School trova la sua spiegazione in quella che è stata la volontà politica di mettere più attenzione, in mezzo a tutte le dichiarazioni sulle briciole versate per gli studenti nell’università pubblica, di privilegiare un modello preciso: un modello che vede nell’università un’azienda, gestita con le regole di bilancio e che trova i fondi nella collaborazione con il privato, che tramuta l’istituzione in una vera e propria agenzia per gli interessi del Business. Unibo vede l’eccellenza nei comportamenti elitari e aziendalistici, escludenti, della Bologna Business School perché l’Unibo è polo di eccellenza fra le università pubbliche d’Italia (i famosi primi posti in classifica di cui si vanta) perché ha percorso la stessa strada: una ricerca piegata ai privati, tasse sempre in aumento, numero programmato, ecc. Bisogna svelare la volontà politica dietro queste scelte, che produce un’università per pochi, un’università azienda e che mette da parte le esigenze del sapere, il diritto allo studio. Un modello che vuole la servitù verso l’interesse privato contro l’interesse di tutti gli studenti e della collettività. Per questo motivo il 24-25 abbiamo chiamato due giorni di mobilitazione nazionale, che ci vedranno il 25 a Bologna sotto la regione insieme a USB e OSA per portare avanti le nostre richieste su un cambiamento radicale di rotta, da svilupparsi con delle riforme strutturali che garantiscano un’università per tutti e una ricerca finalizzata all’interesse collettivo”.

Il Cua, intanto, denuncia che ieri la facoltà di Lettere e filosofia di via Zamboni 38, in cui era prevista nel pomeriggio l’assemblea del collettivo, ieri ha chiuso in anticipo: “La struttura, anche nelle scorse settimane, è sempre rimasta aperta fino alle 18.45, oggi (ieri, ndr) invece il portone è stato chiuso alle 13.45.Nonostante le istituzioni universitarie non si siano espresse in alcun modo, il personale ha esplicitato che il motivo della chiusura è proprio la nostra assemblea settimanale.Non siamo dispost_ ad accettare che la salvaguardia della nostra salute sia utilizzata come pretesto per toglierci gli spazi di aggregazione, dibattito e confronto di cui abbiamo bisogno: sappiamo bene che invece è già da molto tempo che l’UniBo chiude le porte alla possibilità di vivere l’università in un modo diverso, fatto di autogestione, di autotutela collettiva, di auto organizzazione da parte di coloro che l’università la vivono quotidianamente. li spazi ci sono e appartengono agli studenti e alle studentesse: vogliamo poterli attraversare, con i dovuti accorgimenti che questo momento di crisi pandemica ci impone, e vivere da protagonisti! Non saranno delle porte chiuse a fermare il nostro desiderio di stare insieme!”.