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Ateneo, tornelli al “36” ma il Cua: “Non resteremo a guardare”

Domani riapre la storica biblioteca, dopo un periodo di chiusura per lavori durante i quali secondo il collettivo sarebbero state installate le barriere all’ingresso annunciate mesi fa.

18 Gennaio 2017 - 18:55

Domani riapre la Biblioteca di discipline umanistiche in via Zamboni, il “trentasei”, occupato per lungo tempo negli anni novanta, da sempre storico luogo di incontro e socializzazione politica antagonista. Ma, scrive il Collettivo universitario autonomo, “i lavori in corso celano l’innalzamento dei tornelli, un sistema e meccanismo di identificazione a cui devi rispondere con il badge universitario”. L’intenzione di installarli era stata comunicata dall’ateneo lo scorso maggio, dopo dieci anni dal precedente tentativo, risalente al 2006 e durato solo pochi giorni.

Si legge nella nota diffusa oggi dal collettivo: “Noi crediamo che l’università, e nel caso specifico del 36, debba appartenere a tutti e tutte, e i processi di controllo degli accessi, e quindi anche degli allontanamenti, non appartengono all’università ne alla biblioteca che vogliamo, desideriamo, viviamo. Tutto questo ci suona ancor più inaccettabile alla luce delle istanze che da mesi muovono gli studenti sulla questione dei bisogni e dell’accessibilità all’università. E infatti, mentre fa orecchie da mercante sulla vertenza contro il caro-mensa, che da mesi aspetta risposte concrete, l’Ateneo decide di spendere migliaia di euro per lavori inutili, o meglio che servono soltanto a limitare l’attraversamento degli spazi universitari e le possibilità di aggregazione.Un luogo come quello del 36, di incontro e socializzazione politica, di libero accesso e scambio deve rimanere, per l’appunto, libero. Un passaggio che non ci vedrà restare fermi a guardare, non resteremo indifferenti di fronte gli attacchi che l’università neo-liberale mette in campo sempre più spudoratamente; continueremo a vivere questa biblioteca, rispondendo, dove opportuno, con la determinazione e la tenacia che ci contraddistingue. Il 36 è di tutti, no ai tornelli”.