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Armonie: “No ad un bando da 18.000 euro per la sede”

“Il buon governo di una città si misura anche dagli spazi delle donne”, questo il titolo della conferenza stampa dell’associazione di donne del quartiere Savena per protestare contro la scelta del Comune.

10 Settembre 2010 - 15:46

Conferenza stampa questa mattina delle donne di Armonie presso il Centro di Documentazione delle Donne di via del Piombo per protestare contro la scelta dell’Amministrazione comunale di mettere a bando la sede dell’associazione a una cifra di 18.000 euro all’anno, insostenibile per chi svolge la propria attività solo col volontariato. A sostenerle in questa battaglia molti altri gruppi di donne, come l’Associazione Orlando e la Casa delle Donne per non subire violenza.

Tra le tante socie di Armonie era presente, con tutta la sua loquacità, l’ultrasettantenne Medea, la veterana del gruppo che ha ricordato la storia e i luoghi dove l’associazione ha svolto le tante attività a favore delle donne: “Armonie è nata sedici anni fa in seguito ad alcuni casi di stupro perpetrati su donne nella zona Fossolo del quartiere Savena; alcune di noi cominciarono a riunirsi, e a organizzare manifestazioni e fiaccolate. Facemmo richiesta al quartiere e all’amministrazione comunale di una sede,  un luogo d’incontro per le donne, per rompere il loro isolamento e con l’intento di movimentare le strade del quartiere, rendendole così più sicure. Ci fu assegnata un locale in Viale Lenin, poi nell’ex scuola Rodari; infine, a Villa Paradiso, l’attuale sede. All’inizio dovemmo battibeccare con i vecchietti del centro anziani… detto da me può sembrare un paradosso… che non vedevano bene la nostra presenza”.

Sandra ha raccontato la serie di attività svolte dall’associazione in questi anni: “… dalle molteplici forme di sensibilizzazione sui temi della violenza contro le donne – servizio di accoglienza telefonica, corsi di difesa personale,  interventi di public art per ridisegnare spazi al femminile ecc. – alla promozione di azioni positive e di buone pratiche di cittadinanza – alla creazione di giardini officinali in scuole e  aree condominiali, progetti educativi  nelle scuole, interventi per coinvolgere le donne straniere residenti nel quartiere-, valorizzando i beni comuni”.
“Armonie – ha proseguito Sandra – ha rappresentato per molte donne della città un luogo d’incontro e di scambio di esperienze, oltre che di produzione di attività, saperi e pratiche. Oggi è un’associazione che conta più di 230 socie, di età e provenienza diverse, ha un forte radicamento nel territorio, svolge una funzione culturale ed educativa, offre servizi e promuove progetti in linea con una tradizione di pensiero e di cultura politica femminili. Abbiamo coltivato nel tempo relazioni e scambi con altri gruppi di donne di questa e di altre città”.

Un’altra Sandra, la Schiassi, ha ricordato “i numerosi incontri con un approccio di genere dedicati alla salute delle donne, alle nuove economie – sviluppo sostenibile, consumo critico e l’attivazione di un gruppo di acquisto solidale; convegni sul mito e il culto della Grande Madre e sugli Studi Matriarcali moderni,  gli incontri sulla riattivazione della memoria femminile riguardante le concezioni e le pratiche del sacro, i laboratori di scrittura, le pubblicazioni, la sottotitolazione di filmati inediti, il cineforum, la presentazione di libri, i corsi di benessere psico-fisico”.

Tutte le volontarie di Armonie hanno sostenuto che, probabilmente, l’attuale amministrazione commissariata non  conosce “il lavoro svolto in questi anni, altrimenti lo averebbe interpretato come un vero e proprio servizio di utilità sociale, di interesse generale, pubblico, a vantaggio dell’intera comunità… Il radicamento sul territorio è sempre stato un nostro punto di forza, ma nel bando non se ne fa nemmeno cenno, a differenza di quanto solitamente è avvenuto per i bandi di assegnazione di altri quartieri. E se anche l’esito della presentazione dei nostri progetti fosse positivo, non saremmo in grado di corrispondere quella cifra. Le Armonie si sono sempre sostenute economicamente con il tesseramento annuale delle socie (20 euro), con iniziative di autofinanziamento e donazioni. Alzare il prezzo delle tessere, in un momento di crisi come questo, significherebbe escludere molte donne e, in ogni caso, non risolverebbe il problema”.

Se queste cose fossero state conosciute, forse la sede di Armonie non sarebbe stata messa a bando, con la gabella di dover pagare un affitto annuo di 18.000 euro (per 200 metri quadri, di cui la metà di sottotetto).
Il prossimo appuntamento è per lunedì 13 settembre, in consiglio provinciale, dove verrà discusso un ordine del giorno che tratta della vicenda.