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Alla Dozza poco spazio e lavoro per i reclusi

Per il garante dei detenuti emerge una condizione “afflittiva” dovuta al poco spazio e all’assenza delle “celle aperte” in alcune sezioni. A molti non è permesso svolgere attività lavorative a causa delle poche risorse.

04 Aprile 2018 - 11:31

“L’inoperatività, nella sezione infermeria del carcere di Bologna, del cosiddetto regime ‘a celle aperte'”, unita al “limitato spazio vitale a disposizione”, risulta “significativamente afflittiva” per i detenuti. Lo scrive, dopo un sopralluogo svolto nei giorni scorsi, il Garante dei detenuti del Comune, spiegando che in quella sezione “non è possibile stare fuori dalle camere di pernottamento, se non per quattro ore al giorno, durante la permanenza all’aria aperta in spazi oltretutto particolarmente limitati”. Una chiusura particolarmente problematica per i detenuti, visto anche lo spazio limitato a loro disposizione. Secondo il Garante “sono stati riscontrati profili di transitorio sovraffollamento in tre celle del piano terra in cui sono ospitate le persone (28 al piano terra) in ingresso, in attesa di essere collocate nelle varie sezioni dopo aver effettuato gli screening sanitari”. Al primo piano “si trovano 14 persone ricoverate per ragioni sanitarie, a cui se ne aggiungono sei collocate in questi spazi per ragioni di opportunità, vigente un regime di chiusura delle celle per 20 ore su 24, data la loro appartenenza a categorie non omogenee di detenuti che non possono stare insieme”. Presenti inoltre quattro persone “sottoposte a regime di grande sorveglianza, sotto il controllo visivo di operatori penitenziari”, poichè la direzione teme che possano tentare il suicidio.

Per quanto riguarda la sala d’attesa riservata ai familiari dei detenuti, per il Garante essa è “in condizioni accettabili anche se non particolarmente ampia”. Nelle sezioni del primo piano giudiziario, in particolare la 1A, 1C, 1D, “la possibilità di essere impegnati in attività lavorative non è adeguata alla domanda, a causa delle limitate risorse a disposizione”. Nel dettaglio, “All’1A sono collocate 50 persone prossime alla scarcerazione, a un anno dal termine dell’espiazione della pena, che non hanno potuto usufruire di misure alternative”. In questa sezione si rileva un significativo numero di cittadini stranieri, segno che il sistema detentivo colpisce in maniera rilevante persone già di per sé potenzialmente soggette a situazioni di marginalità, e nelle celle non sono presenti le docce. Nella sezione 1C “sono tendenzialmente collocate le persone tossicodipendenti (in questo caso 52), senza separazione fra imputati e condannati in via definitiva, a cui il Sert interno eroga assistenza sanitaria, con particolare riguardo alla terapia metadonica”. Anche qui, scrive il Garante “c’è una significativa prevalenza di cittadini extracomunitari”. Le sezioni 1B e 1D sono quelle in cui si vive una condizione migliore rispetto al resto della struttura, a queste si accede attraverso la stipula di un “patto trattamentale” fra il detenuto e la direzione.