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Al Riesame l’udienza sull’obbligo di dimora a Milani

Un centinaio in presidio in via Farini, la decisione nei prossimi giorni. I Si Cobas manifestano anche in piazza Roosevelt sulla vertenza alla società di spedizioni Artoni: “Prefettura convochi tavolo sugli esuberi”.

14 Febbraio 2017 - 09:44

Si è tenuta ieri il l’udienza del Riesame sull’obbligo di dimora nel comune di residenza, in Lombardia, per il Coordinatore nazionale SiCobas Aldo Milani, indagato a Modena per concorso in estorsione nei confronti dell’azienda Alcar Uno. In contemporanea, un centinaio di persone erano in presidio all’esterno del Tribunale.

Questo quanto dichiarato all’uscita dalla legale che difende Milani, Marina Prosperi, in un video diffuso sulla pagina del sindacato: “Abbiamo fornito tutta la documentazione e spiegato esattamente i passaggi della trattativa con Global Carni e Alcar Uno, in relazione sia ai licenziamenti, sia alle differenze retributive. Secondo noi non ci sono gravi indizi di colpevolezza, aspettiamo la decisione del giudice tra 5 giorni”

Così lo stesso Milani: “Vogliono colpire il sindacato, ma le carte dimostrano che io non c’entro niente. Vogliono incastrare i Si Cobas con il teorema per il quale noi facciamo le lotte, e o andiamo a prendere i soldi dai padroni”. Rispetto all’episodio specifico contestato, rimarca che “è evidente che è una truffaa cui io sono estraneo: io per i lavoratori ho chiesto solo le 12 mensilità di esodo previste dalla legge”.

I SiCobas sono stati impegnati ieri anche con un presidio in piazza Roosevelt per chidere un tavolo in Prefettura sulla vertenza Artoni: la società di spedizioni, scrive il sindacato sempre sul social network, “lascia a casa quasi 2000 lavoratori in tutta Italia senza nessun accordo ma solo con sms inviato la sera prima. Parte la protesta da Bologna, vogliamo risposte e diritti subito per tutti e tutte. Vogliamo siano convocati Artoni e Fercam (la società altoatesina intenzionata a comprare l’azienda ma con cui non è andata in porto la trattativa sugli esuberi, ndR), vogliamo risposte certe sul destino degli 80 lavoratori” del magazzino all’interporto. “No alle trattative segrete tra i padroni sulle spalle dei lavoratori. Vogliamo decidere noi sulle nostre vite. Vogliamo i nostri diritti!”, concludono i Si Cobas.